mercoledì 13 luglio 2011

Comporre e Riarmonizzare


Questa mattina mi sono svegliato con in mente delle elucubrazioni a proposito della creatività.

Comporre e ri-armonizzare: la parte più creativa della musica.

Quando studiavo musica classica, mi preoccupavo di interpretare al meglio ciò che stavo leggendo sulla partitura: Beethoven, Bach, Mozart, Chopin ecc.
Poi un giorno mi resi conto di avere una voglia interiore, cioè la voglia di comporre e di liberare la mia fantasia. Mi iscrissi quindi al Conservatorio di Firenze, al corso di composizione. Bellissimo, ma non era quello che io cercavo: troppe regole, troppi "questo non si fa, questo non si dovrebbe, questo nessuno l'ha mai fatto, questo forse ...."
Non era per me: io volevo comporre canzoni libere, come quelle che suonavo la sera nei locali con la mia band.

Purtroppo però, lasciando il conservatorio, entrai in una sorta di "depressione musicale": suonavo, ma non riuscivo più a comporre niente: mi sentivo inibito dalle regole che avevo mio malgrado, appreso negli anni di conservatorio.... ebbene, decisi che la composizione non faceva per me; cercai quindi di diventare un bravo pianista-organista (come si diceva a quei tempi) e mi specializzai nella musica di Emerson, Lake and Palmer, Brian Auger, Stevie Winwood, Deep Purple, Yes, e tanti altri.

Ho ripreso a comporre solo molti anni dopo, con l'esigenza di scrivere esempi per il mio primo libro (1986) e da allora non ho più smesso.
L'inibizione di quei primi tempi, ha lasciato il posto alla voglia giornaliera di "inventare", creare, sperimentare.

Adesso, dopo tanti anni, ho finalmente capito che la composizione è la parte più bella della musica: creatività, sperimentazione, libertà, sono la base del mio lavoro nella musica e credo che debba esserlo per ogni musicista (professionista e non).
Vedo la composizione "libera"(pop-rock) , come l'unica soluzione perchè la musica possa andare avanti ancora nel tempo, a dispetto di tutte le crisi e di tutte le Cassandre che ne vorrebbero decretare la fine entro poco tempo.
La tecnologia poi ci aiuta moltissimo: pensate che oggi si può realizzare un proprio brano, farne uno slide-show, metterlo su youtube e condividerlo poi con tutti gli amici di Facebook!
Assolutamente inimmaginabile fino a pochi anni fa e quindi un validissimo motivo perchè ogni musicista possa provarci, con la consapevolezza che il proprio lavoro potrà comunque essere condiviso con gli altri, senza bisogno di essere "approvato" da produttori e direttori artistici di nessuna casa discografica :-)

Prossimamente, ho intenzione di realizzare delle "lezioni di composizione pop-rock" scaricabili on line, per aiutare coloro che vorranno iniziare a immergersi in questa nuova dimensione.

Nel frattempo l'unica cosa che posso fare è ricordarvi il mio libro che tratta proprio questi argomenti ovvero:

A prestissimo

domenica 10 luglio 2011

Fantastici aforismi sulla musica...

Sfogatevi contro la cattiva musica, ma non la disprezzate! Più la cattiva musica viene eseguita o cantata, più è

densa di lacrime, di lacrime umane. Occupa una posizione marginale della storia delle arti, ma una di primo

piano nella storia delle emozioni del consorzio umano. Il rispetto per la musica stupida non è in se stesso una

forma di carità, ma la consapevolezza del ruolo sociale della musica. La gente ha sempre gli stessi messaggeri

e alfieri di cattive notizie nei periodi di calamità e di radiosa felicità: i cattivi musicisti... Uno spartito di povere

melodie, con le pagine sgualcite per il grande uso, dovrebbe commuoverci quanto una città o un monumento

funebre. Che cosa importa se gli edifici civili sono privi di stile, o se le pietre tombali scompaiono sotto stupide

iscrizioni?.

Marcel Proust

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Rispetto i musicisti per il solo fatto di esserlo, non importa quanto differiscano per tecnica e stile. Sono

creature speciali, da trattare come uccelli artistici, e anche persone molto, molto necessarie, mentre il resto del

mondo chiacchera, ulula e abbaia. Commerciali o no, tutti i musicisti cercano di creare gioia: rispettateli!

Karlheinz Stockhausen


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Qui finiscono gli aforismi "fantastici"


Questo invece è solo il mio pensiero:


"Ci sono dei momenti della mia giornata, in cui sento la musica vivere dentro di me come se fosse il mio respiro, la mia anima: questi momenti mi riempiono di una gioia immensa.

Ci sono altri momenti della mia giornata in cui sento la mia pochezza davanti alla musica: come se tutto ciò che ho fatto fino ad ora fosse solo un minuto rispetto all'infinito: questi momenti mi procurano ansia ma mi spingono ad andare avanti e a capire il significato della musica e della vita stessa.


Walter Savelli



venerdì 8 luglio 2011

Non avevo dubbi


Due fette di SetteVeli.
Sette soffici strati
di cioccolati diversi uno su l'altro
e qualche nocciola nel mezzo.
Il mio pranzo frugale.
Un malloppo che fruga il pancino
nel pomeriggio di sole e solitudine scelta.
Per smaltirlo dovrei fare una corsa
o una danza di ore.
Ecco, perfetto: la danza delle ore.
Un minuetto. Un po' troppo leggiadra.
Dunque meglio qualche altra cadenza.
Una danza di panza.
Evvai. Occhei. La danza dei sette veli.
Certo. Come la torta.
Aiuto. Ma che effetto mi ha fatto?!?
Mi sdraio nell'ombra più fresca.
E provo a riposare.
-Perché oggi non sei al mare?-
Chi è? Chi ha parlato?
-Sono io, Lampo o come mi chiami.-
Lampo? Il gabbiano? È sempre la torta che imballa, che balla e che sballa?
-Sì, sono qui. Sono Lampo e tu sei Tardo di comprendonio.-
Mi giro ed è lì. Al solito posto. Il solito sguardo lontano.
C.- Ma allora tu parli?-
L.- Sì, lo so fare. Ma ho smesso. Le parole son troppe e si può equivocare.-
C.- E perché non l'hai fatto mai prima?-
L.- Tu eri sempre a nuotare. Via di qui. A proposito, come mai non sei andato?-
C.- Non lo so. Oggi sto giù e con dentro un po' di malumore.-
L.- Colpa di quel giornale e le chiacchiere che girano intorno?-
C.- Tu sei un Lampo di... genio!-
L.- Sei bravo con i giri di parole ma non è che ti gira qualcosa di altro?-
C.- SetteVeli di squisitezza nello stomaco.-
L.- E basta con queste battute. Poi dicono pure che tu sei un poeta!-
C.- Bene. Sono quarantaquattr'anni che m'impicco tra prosa e poesia.-
L.- Quarantaquattro anni in fila per sei col resto di due...-
C.- Adesso canti anche?-
L.- Perché tu che fai?... da quarantaquattro anni in fila per...-
C.- Vabbè. Dicevo che tra prosa e poesia sono importanti i pezzi mancanti.-
L.- (accovacciandosi, ma senza voltarsi) Spiegati meglio.-
C.- I pezzi mancanti, i passaggi logici, i collegamenti...-
L.- E quindi?-
C.- Quello che resta è poesia. Ellittica. Fantasmagorica. Vertiginosa.-
L.- Vuoi dire a me? È roba che conosco.-
C.- Appunto. Invece in un'intervista i pezzi che togli, quelli mancanti, sono importanti.-
L.- (stavolta girandosi appena) M'incanti. Vai avanti!-
C.- "Davanti" ho risposto a "dove si pone politicamente?"
Né di qua né di là e nemmeno al di sopra. Davanti, di fronte.
Con le idee che con fatica ho messo su. Con le mie idee.
Anche quando trionfavano le ideologie. Con le mie risposte.
Anche quando giovavano le ipocrisie. E i facili conformismi d'accatto.
Questi sono stati anni di assurda contrapposizione. Gli uni contro gli altri.
Tutti contro tutti. Senza esclusione di colpi. Né un pensiero intermedio.
La politica è un lavoro serio. Alto. Davvero richiede di bere l'amaro calice.
Potere è un bellissimo verbo ma troppi lo usano come sostantivo.
E al potere mai ho chiesto favori personali. Né vantaggi. Né scambi.
Non darò qui giudizi sull'uomo pubblico. Chi mi segue, sa come penso.
E nemmeno sul suo privato che non conosco direttamente.
Io non giudico qualcosa che non so. Semmai giudico la mia ignoranza.
Sulle cronache l'opinione è dolente e perplessa. In progresso. In attesa.
La storia ci insegna che i destini di una nazione non sono solo
responsabilità di una persona, ma di un intera classe dirigente
e di tutto un popolo. Questi, quelli e quegli altri. Nessuno escluso.
Ho avuto un incontro a cena, anni fa per l'isola e la manifestazione
e qualche breve telefonata, nel tempo, sulle questioni dell'integrazione.
Altre due volte, da vicino, in occasione di cerimonie. L'ho osservato.
Il piacere di cantare, il piacere di piacere. Il piacere dentro il piacere.
Il credere di credere in quel che dice. È un modo per esser credibile.
Le mie sono considerazioni leggère per lèggere nel personaggio.-
L.- Anche un cambio d'accento. È proprio un vizio!-
C.- Perdono. Però se usassimo lenti più leggere potremmo leggere meglio.
Al contrario ci mettiamo sempre più occhiali modello Pre.-
L.- ??? Prestige?-
C.- Pregiudizio. Preconcetto. Presupposto. Pre...-
L.- Prego, ripetere.-
C.- Prevenzione. Predeterminazione. Pre...-
L.- Prêt-à-porter?-
C.- Che fai? Una fine battuta su una battuta finale? Succede assai spesso che
una frase prenda molto risalto e una piega più forte. Malgrado, però, i pezzi
mancanti di quell'articolo, per insufficienza di spazio e urgenza di sintesi,
siano decisivi al pensiero generale, è cosa buona e giusta...-
L.- Lapsus freudiano! Perciò è vero che ti farai prete?!?-
C.- Mannò, dicevo per dire...-
L.- Dire per dire: un altro gioco di parole.
Fra_te e me... non c'è più religione!-
C.- (fra_me e me: il pennuto ha perso la brocca!)
L.- Non c'è più religione, però c'è latino...-
C.- Ergo... Ti ho fregato. Vere dignum et justum est.
È veramente cosa buona e giusta... saper leggere attentamente
ciò che è scritto. Vai a rileggertelo.-
L.- Io non so leggere. (piegando il capo) So solo parlare.
Però so anche ascoltare.-
C.- Scusami. È vero. Mi sono sfogato. Magari chissà forse pensi...
Excusatio non petita...-
L.- Accusatio manifesta. Ci risiamo. Ancora latino. Medievale. Monaco.
Che scegli? Certosino, benedettino, cistercense?-
C.- (d'istinto) Trappista. Per via della cioccolata. Scherzavo.
Non sarei mai un buon monaco. Anche se avessi l'abito.
Al massimo uno che si apparta per un po'.
Un anacoreta.-
L.- (fra_sé e sé: quando gli umani non sanno che dire usano parole difficili)
C.- A volte è necessario isolarsi per comprendere se stessi.
Per conoscersi un po' o un po' di più.
Pensa a quanti pretendono di saperlo a perfezione. Anche degli altri.
Quelli che dicono "Io non lo riconosco più. È cambiato".
Come se lo conoscessero, prima.
Eppoi bisogna cambiarsi per cambiare il mondo.
Almeno per provare a farlo.
L.- (alzandosi sulle gambette) Adesso però sei lagnoso!
Ma come...
Non hai scritto tu: 'Più vai su e più sembri piccolo a chi non sa volare'?
Ce lo sai che la vita è così!
E io che dovrei dire.
Quando sono in volo tutti gli occhi mi seguono ammirati e sognanti.
Poi se mi vedono a terra, dicono "Che buffo paperello. Com'è sgraziato".
Neanche di me sanno tutto.
Mi guardano solo per il pezzo di cielo che vedono.
Pure con me se la prendono quando faccio qualcosa di normale.
Per esempio, quando caco sul muretto. Vedi come si arrabbiano.
Se poi gli caco in testa si incazzano ancora di più.
Tu sei sempre un po' troppo esigente e troppo superbo.
Per alimentarsi bisogna cercare dovunque.
Pensi che mi diverta a frugare nell'immondizia?
Devi metterci il muso nelle cose, per trovarci l'essenza. Il frutto nascosto.
Sporcare il becco, fiutare gli odori. Anche quelli cattivi.
E tu, con rispetto parlando, a becco non sei messo male.-
C.- Guarda tu se un volatile mi sfotte e si mette a farmi la paternale.
O, diresti tu, la frater-nale.
E io che ti ascolto.
Mentre dovrei comporre, creare, scrivere, musicare.
Anche se ho architettato progetti, palchi, scene, suoni, melodie, testi, occasioni,
sono oltre otto anni che non faccio un lavoro interamente nuovo...-
L.- Non saranno otto minuti con me a farti tardare.
Non sarà un nuovo disco ma un disco nuovo a farti toccare il cielo. Il gancio no?
Non hai scritto tu qualcosa di simile?
E nuovo non significa molto. L'unica certezza è che suonerà inedito.
Pensa a un che di mai sentito. Di inaudito.
Poi verrà quel che verrà. E sarà quel che sarà.
Tanto lo sai che all'inizio non piace quasi mai. Ci sei già passato.
Mettici il cuore. Gettalo oltre l'ostacolo. Fallo esaltare.
Per cui salta su. Hai visto questo paperotto come si lancia sui pendii più arditi,
sugli scogli più ripidi, sfiorando le rocce, sfidando il vento, puntando il rischio.
E mica sono un'aquila. O un falco. Sono come te: un ragazzo di pianura.-
C.- Grazie amico mio. Per il ragazzo. Ho vissuto già sessanta primavere.
E purtroppo non solo quelle. Ma anche le estati, gli autunni, gli inverni.
Però ancora corro, col cuore che pesa, se mi par di sentire una voce decisa
e nervosa di mamma e un rimprovero in eco, che mi richiama a casa.
E mi imbroglio di scuse e promesse per non fare più errori in futuro.
Ma il futuro intanto è arrivato e gli sbagli non sono finiti. Tutt'altro.
Se, un tempo, sei stato bambino, ci impieghi una vita per tornare a esser chi eri.
Dipende se trovi la strada e il portone di allora. Ma dove saranno?
E chi si ricorda. Sai, quando ti senti perso? Quando hai smarrito il senso?-
L.- (torcendo il capo) Il senso? In che senso?-
C.- Nel senso del senso dell'umorismo. Che per qualcuno sembra un senso vietato.
Nella chiacchierata di cui sopra, parlando di un leader peraltro coerente e capace
di grandi intuizioni, davo un parere su un suo exploit dicendo che una roba così,
una frase scocciata da uomo della strada, si sarebbe detta davanti a un grappino
in un bar di Belluno. Come dire: bevendo un bicchiere di rosso a Vercelli.
Uno spritz a Bolzano. Una birra a Udine. Un bianchetto a Vicenza. Un'ombretta
a Verona. Un passito a Marsala. Un mirto a Oristano. Un limoncello a Salerno.
Secondo una 'firma' avrei conferito dell'ordine degli ubriachi, bellunesi e dintorni.
Me compreso, che di quei grappini, da quelle parti, ne ho bevuto qualcuno.
L.- Dovresti rifarlo. Saresti forse un po' più simpatico. Un po' più spavaldo...-
C.- Ma se ho appena risposto "perché no" a un concerto d'insieme con due artisti
famosi ma non professionisti, amatori di musica e canto. Come tutti ben sanno.
Un colpo ad effetto, già detto a voce. Per una causa più grande. Per uno scopo.
Un vero soccorso. Una storia che val bene una messa. Figurarsi un concerto.
Che poi, dopotutto, è quasi impossibile organizzare. Gentilmente declinerebbero.-
L.- Anch'io una volta invitai a una libera trasvolata tra un'isola e un'altra un pavone
e un verdone. Alcuni gabbiani erano proprio contrari. E io che insistevo che l'aria
è di tutti. E comunque credevo che alla fine non sarebbero mai più venuti. E invece
arrivarono e ci alzammo per un tanto. Mi seguirono un po' ma poi si stancarono
e andarono via. Avevano altro da fare. Di diverso. Di meglio? Di peggio?
Che importa.
Ognuno c'è per fare qualcosa.
Io ero nato per questo. Questo era il mio luogo. Il mio paradiso terreno.
il mio spazio vitale
Il mio corridoio di cielo.
Queste correnti, le mie compagne di giochi.
E questo mare, lo specchio in cui regalarmi un sorriso.
Sono come quel cosmonauta russo. Il primo che andò oltre la stratosfera.
Volo e volerò. Finché avrò le ali per volare.
E tu suona finché avrai le mani per suonare.
E inventa finché avrai emozioni da inventare.
E canta finché avrai una voce per cantare.

Qwa qwa qwa qwa. Una specie di allegra risata
sghignazza nel mezzo dell'aria e mi sveglia.
Quanto è passato? Che ora sarà?
Mi volto di fianco. Il gabbiano è là.
Come se nulla fosse accaduto.
Che è stato? Ho sognato?
Possibile che il papero abbia parlato?!?
Si dice che il cioccolato è una droga, però...
"Lampo... Lampo, mi senti?"
Niente. Non sente.
Oh... questo parla, pontifica, fa filosofia
magari fa pure politica
e non sa neanche come si chiama.

(dalla pagina FB di Claudio Baglioni)








lunedì 4 luglio 2011

Musica Legale

"Acquistare musica legale, aiuta il futuro della musica".....
questa frase l'ho utilizzata qualche volta nei miei ultimi post su Facebook.
Oggi mi sono soffermato sul significato non solo della frase, ma della realtà della musica nell'era della tecnologia.
Prima considerazione: ascoltare in streaming una canzone è fantastico: è come avere una radio "personale" alla quale fai arrivare le tue richieste (la playlist) e poi non ti resta altro che metterti comodo ad ascoltare.
Poi però ho pensato:
- meglio della radio, visto che non c'è nemmeno la pubblicità

Ok, ma allora chi paga? O meglio, se qualcuno fa la stessa cosa con i miei brani, chi mi paga?

Oddio, panico :-)
Come farò in futuro (a breve termine) ad avere il tempo e la strumentazione per poter realizzare i miei nuovi album se nessuno (o quasi) ha pagato la mia musica precedente?
Certo, guadagnerò facendo i concerti live :-)
non semplice, però, assolutamente non semplice.... perchè per fare i concerti devi avere un manager che investe su di te; e per aver un manager che investe su di te, devi aver venduto i dischi altrimenti....
Ma allora è un caos, anzi siamo in Loop!!!
Probabilmente si, e non si riesce a vedere la soluzione.
Ebbene, poichè io faccio il musicista e non l'inventore di soluzioni di marketing, continuerò a fare il musicista, nel miglior modo possibile, con la mia coerenza e con il mio entusiasmo.
Quindi, la frase che ho citato all'inizio potrebbe essere così trasformata:

"acquistare musica legale aiuta i musicisti a produrre la propria musica che voi potrete ascoltare anche in streaming nel prossimo futuro"

No musica legale? No musica futura!! (nemmeno in streaming gratuito!!)

Meditate gente, meditate (come ha sempre detto il grande Renzo Arbore)

Walter Savelli, Musicista Indipendente, ringrazia di cuore :-)